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i - rime di diversi 193


XII

Di Giulio Stufa a Benedetto Varchi.

     Ben è ragion, Varchi gentil, s’avampa
vostro pietoso cor fero dolore:
chi non sospiri e pianga entro e di fore,
se d’ogn’alto valor morta è la stampa?
     Ma, se piú d’altro lume or splende e lampa
nel ciel chi vinse qui le dotte suore
di beltate e virtú, ben dee minore
farsi la pena ch’oggi in voi si stampa.
     Questa de’ nostri dí Saffo novella,
pari a la greca nel tosco idioma,
ma piú casta di lei, quanto piú bella,
     viverá sempre in questa parte e ’n quella;
pur deve ogni gentil tonder la chioma
a la tomba di lei, ch’è fatta stella.


XIII

Di Benedetto Varchi.
Risposta a Giulio Stufa.

     Giulio, quel duol, ch’entro ’l mio cor s’accampa,
egual non ebbe mai, non che maggiore:
tal fu colei, che nel suo piú bel fiore
si spense, qual per vento accesa lampa.
     E, s’ora il ciel de la sua luce stampa,
ch’atra nebbia fea qui chiaro splendore,
molle rendendo ogni piú duro core,
ciò non m’assolve dal gran danno, o scampa.
     Anzi contra fortuna iniqua e fella
m’innaspra piú, che, mai sazia né doma,
pianto piú giusto ognor piú rinovella.
     Ben mi consola in qualche parte ch’ella
vivrá mai sempre; e tal ch’Atene e Roma
Saffo e Lucrezia uscir vedran di sella.

G. Stampa e V. Franco, Rime. 13