 |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | |
| 170 | gaspara stampa |
col cui leggiadro e grazioso aspetto31
mi si rende ogni bene, ogni piacere
dolce, amoroso, caro, alto ed eletto.
Ché, non potendo te propria vedere,34
veder i frutti del tuo vago ingegno
è quanto di conforto io posso avere.
Però, tosto ch’io vidi il caro pegno37
de l’amor tuo ver’ me, l’amiche carte,
de la memoria tua perpetuo segno,
quel piacer, che può dar a parte a parte40
cosa dolce e gradita, ho sentit’io,
sí ch’a gran pena io lo potrei contarte.
Quel c’ha turbato alquanto il gioir mio,43
è stato entr’esse il legger e ’l vedere
cosa tutta contraria al mio disio,
che la Mirtilla mia, degna d’avere46
prospero corso e vera e dolce pace,
sia stata astretta per febre a giacere.
Questo però fra ’l mezzo mal mi piace,49
che la mercé di Dio vi sète presto
convaluta del mal aspro e tenace.
Or attendete a conservar il resto52
del tempo, che da me sarete lunge,
sí ch’anco a me non sia ’l viver molesto.
Perch’un sol duol due corpi insieme punge,55
sí come un solo amor ed una fede
ed una voluntá due cor congiunge.
E, se talor di voi cerca far prede58
qualche cura noiosa, adoperate
quell’estrema virtú, che ’l ciel vi diede,
e fra tanto di me vi ricordate.61
