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ii - rime varie | 163 |
CCLXXXV
Forse allo stesso.
Mentre al cielo il pastor d’alma beltate
Coridon alza l’una e l’altra Stampa,
e mentre l’una e l’altra arde ed avampa
di far lui chiaro a questa nostra etate,
in note di vivace amor formate,
d’amor, che solo in gentil cor s’accampa,
dice Anassilla al sol volta, che scampa
le forze avendo a piú poter legate:
— Deh, perché stil, vaghezza ed armonia
d’alzar lui non ho io, rime e concento,
a segno ove pastor mai non è stato?
Perché a voglia sí santa e cosí pia
non risponde il poter, che in un momento
faria lo stato mio chiaro e beato?
CCLXXXVI
Ad un Priuli.
Qual è fresc’aura, a l’estiv’ora ardente,
a la stanca e sudata pastorella,
qual è a chi dorme in riva erbosa e bella
il mormorar d’un bel cristal corrente,
qual di sol raggio in bel prato ridente
a fior che langue a la stagion novella,
qual certo porto a dubbia navicella,
ch’esce fuor di tempesta aspra e repente;
tal fu il vostro apparir gradito tanto,
Priuli nostro, a nostre luci meste,
e le rime ch’agli altri han tolto il vanto.
Quell’a noi stesse ne fu caro, e queste,
dopo il dipor del terren vostro manto,
ne faran chiare ovunque amor si deste.