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ii - rime varie | 161 |
CCLXXXI
Allo stesso.
Quel, che con tanta e sí larga misura
felice ingegno il nostro alto Fattore
vi dié, Guiscardo, e quel raro valore,
che de’ piú chiari il vivo raggio oscura,
quel vago stil, quella cortese cura,
che di lodarmi sí v’infiamma il core,
non per mio merto, a tanta opra minore,
ma per mia rara e mia sola ventura,
e sopra tutto quello amor, che tanto
mostrate avermi, che l’amato move,
e fa uno il voler quando è diviso,
son cagion che v’onori ed ami, quanto
può donna chiaro ingegno, stile e viso;
però quanto onestá detti ed approve.
CCLXXXII
Forse allo stesso.
Quel gentil seme di virtute ardente,
che germogliar nel vostro ingegno intende
fin da’ primi anni, ed or tal frutto rende,
che n’è pieno Adria omai tutto, e lo sente,
con quel disio, che sí fervidamente
spiegate in carte, che di me vi prende,
sí viva fiamma nel mio cor accende,
ch’a la vostra è minor o poco o niente.
È ben ver che ’l disio, con ch’amo voi,
è tutto d’onestá pieno e d’amore,
perch’altramente non convien tra noi.
Appagate di questo il vostro core,
spirto gentil, e fate noto poi
ne’ vostri versi questo santo ardore.