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ii - rime varie | 155 |
CCLXIX
Ad una schiera d’amici.
Amica, dolce ed onorata schiera,
schiera di cortesia e d’onestade,
soggiorno di valore e di beltade,
di diporti e di grazie madre vera,
io prego Amor e ’l ciel ch’unita, intera
ti conservi in felice e lunga etade,
e questi giochi e questa libertade
veggan tardi, o non mai, l’ultima sera.
Cosa non possa mai perversa e ria
turbar per tempo alcun o disunire
cosí dolce e gradita compagnia.
A me si dia per grazia di gioire
con lei molt’anni e con la fiamma mia,
che sovra il ciel mi fa superba gire.
CCLXX
Agli stessi.
Rivolgete la lingua e le parole
a dir di cosa piú degna e piú chiara,
che non son io, schiera onorata e cara,
onde tanto Elicona s’orna e cole.
Come la luna il lume suo dal sole
prende, onde poi la notte apre e rischiara,
io, cui natura è stata in tutto avara,
splendo quanto il mio sol permette e vuole.
A lui dunque si de’ tutta la lode,
perché, s’ei non mi dá del suo vigore,
non è chi mova la mia lingua o snode.
La mia vita in lui vive ed in me more,
di lui sol parla, pensa, scrive et ode.
Oh pur mi serbi in questo stato Amore!