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CCXLVII

Alla cristianissima reina di Francia, Caterina de’ Medici.

     Alma reina, eterno e vivo sole,
prodotta ad illustrar imperi e regni,
e congiunta al maggior re, ch’oggi regni,
cara sí che con voi vuole e non vuole,
     date a l’ingegno mio rime e parole,
onde possa adombrar con quai può segni
quanto la vostra altezza e i pregi degni
il mondo tutto riverisce e cole.
     Lasciate ch’a la fama e agli scrittori,
che parleran di voi sí chiaramente,
io donna da lontan possa andar dietro;
     lasciate ch’io di sí famosi allori
m’adorni il crin a la futura gente.
Oh qual grazia mi fia, se questo impetro!


CCXLVIII

     Tu, che traesti dal natio paese
le nostre muse tutte ed Elicona
lá dove regge il Rodano e la Sona
il maggior re che viva e ’l piú cortese,
     ed or con voi son tutte ad una intese
insieme col gran figlio di Latona
a celebrar quella real corona,
e le sue tante e gloriose imprese,
     chiaro Alamanni, io vorrei ben anch’io
venir in parte di cotanto onore,
e lodar lui con voi e poi voi anco;
     ma s’oppone a l’immenso mio disio
l’esser io, donna e vil, preda d’Amore.
Lo spirto è pronto, ma lo stil è stanco.