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VI
Le doti preclare di lui furono le sue dolci catene.
Un intelletto angelico e divino,
una real natura ed un valore,
un disio vago di fama e d’onore,
un parlar saggio, grave e pellegrino,
un sangue illustre, agli alti re vicino,
una fortuna a poche altre minore,
un’etá nel suo proprio e vero fiore,
un atto onesto, mansueto e chino,
un viso piú che ’l sol lucente e chiaro,
ove bellezza e grazia Amor riserra
in non mai piú vedute o udite tempre,
fûr le catene, che giá mi legâro,
e mi fan dolce ed onorata guerra.
O pur piaccia ad Amor che stringan sempre!
VII
Egli, bello e crudele; ella, fedele e dolente.
Chi vuol conoscer, donne, il mio signore,
miri un signor di vago e dolce aspetto,
giovane d’anni e vecchio d’intelletto,
imagin de la gloria e del valore:
di pelo biondo, e di vivo colore,
di persona alta e spazioso petto,
e finalmente in ogni opra perfetto,
fuor ch’un poco (oimè lassa!) empio in amore.
E chi vuol poi conoscer me, rimiri
una donna in effetti ed in sembiante
imagin de la morte e de’ martiri,
un albergo di fé salda e costante,
una, che, perché pianga, arda e sospiri,
non fa pietoso il suo crudel amante.