Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
126 | gaspara stampa |
CCXXXIII
«Beato insogno e caro...».
Beato insogno e caro,
che sotto oscuro velo m’hai mostrato
il mio felice stato,
qual potrá ingegno chiaro,
quant’io debbo e vorrei, giamai lodarte
in vive voci o ’n carte?
Io per me farò fede,
dovunque esser potrá mia voce udita,
che, sol la tua mercede,
io son restata in vita.
CCXXXIV
Tornerá, o le scriverá?
Deh, fará mai ritorno agli occhi miei
quel vivo e chiaro lume,
ond’io vivo e quei veggon per costume?
Potran mai le mie lagrime e gli omei
far molle chi di lor si pasce e vive,
che sta da me lontano, e non mi scrive?
Aspro e selvaggio core,
quest’è la fé d’Amore?