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i - rime d'amore | 7 |
IV
A lui, nascendo, gli astri diedero le loro grazie.
Quando fu prima il mio signor concetto,
tutti i pianeti in ciel, tutte le stelle
gli dièr le grazie, e queste doti e quelle,
perch’ei fosse tra noi solo perfetto.
Saturno diègli altezza d’intelletto;
Giove il cercar le cose degne e belle;
Marte appo lui fece ogn’altr’uomo imbelle;
Febo gli empi di stile e senno il petto;
Vener gli dié bellezza e leggiadria;
eloquenzia Mercurio; ma la luna
lo fe’ gelato piú ch’io non vorria.
Di queste tante e rare grazie ognuna
m’infiammò de la chiara fiamma mia,
e per agghiacciar lui restò quell’una.
V
Comparazione.
Io assimiglio il mio signor al cielo
meco sovente. Il suo bel viso è ’l sole;
gli occhi, le stelle; e ’l suon de le parole
è l’armonia, che fa ’l signor di Delo.
Le tempeste, le piogge, i tuoni e ’l gelo
son i suoi sdegni, quando irar si suole;
le bonacce e ’l sereno è quando vuole
squarciar de l’ire sue benigno il velo.
La primavera e ’l germogliar de’ fiori
è quando ei fa fiorir la mia speranza,
promettendo tenermi in questo stato.
L’orrido verno è poi, quando cangiato
minaccia di mutar pensieri e stanza,
spogliata me de’ miei piú ricchi onori.