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i - rime d'amore | 123 |
CCXXVII
Rimproveri ad Amore.
Se tu credi piacere al mio signore,
come si vede chiaro,
Amor empio ed avaro,
poi che non gli hai pur tócco l’alma e ’l core;
e, come è anche degno,
poi che con gli occhi suoi mantieni ’l regno;
perché vuoi pur ch’io moia?
Per dargli biasmo e noia?
biasmo d’esser crudele,
avendo uccisa donna sí fedele;
noia, perché, se vive del mio strazio,
chi lo fará poi sazio?
CCXXVIII
«Pensa ch’io sarò morta».
Il cor verrebbe teco,
nel tuo partir, signore,
s’egli fosse piú meco,
poi che con gli occhi tuoi mi prese Amore.
Dunque verranno teco i sospir miei,
che sol mi son restati
fidi compagni e grati,
e le voci e gli omei;
e, se vedi mancarti la lor scorta,
pensa ch’io sarò morta.