Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
i - rime d'amore | 109 |
CCI
Lamento d’Anassilla.
— È questa quella viva e salda fede,
che promettevi a la tua pastorella,
quando, partendo a la stagion novella,
n’andasti ove ’l grande re gallico siede?
O di quanto il sol scalda e quanto vede
perfido, ingrato in atto ed in favella;
misera me, che ti divenni ancella
per riportarne sí scarsa mercede! —
Cosí l’afflitta e misera Anassilla
lungo i bei lidi d’Adria iva chiamando
il suo pastor, da cui ’l ciel dipartilla;
e l’acque e l’aure, dolce risonando,
allor che ’l sol piú arde e piú sfavilla,
i suoi sospir al ciel givan portando.
CCII
Partito lui, ell’ha trovato in Dio rifugio e quiete.
Poi che per mio destin volgeste in parte
piedi e voler, onde perdei la spene
di riveder piú mai quelle serene
luci, c’ho giá lodate in tante carte,
io mi volsi al gran Sole, e con quell’arte
e quella luce, che da lui sol viene,
trassi fuor da le sirti e da l’arene
il legno mio per via di remi e sarte.
La ragion fu le sarte, e i remi fûro
la volontá, che a l’ira ed a l’orgoglio
d’Amor si fece poi argine e muro.
Cosí, senza temer di dar in scoglio,
mi vivo in porto omai queto e sicuro;
d’un sol mi lodo, e di nessun mi doglio.