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CLXXIX
Ora la vuol lasciare, per passare a nozze.
Meraviglia non è, se ’n uno istante
ritraeste da me pensieri e voglie,
ché vi venne cagion di prender moglie,
e divenir marito, ov’eri amante.
Nodo e fé, che non è stretto e costante,
per picciola cagion si rompe e scioglie:
la mia fede e ’l mio nodo il vanto toglie
al nodo gordiano ed al diamante.
Però non fia giamai che scioglia questo
e rompa quella, se non cruda morte,
la qual prego, signor, che venga presto;
sí ch’io non vegga con le luci scorte
quello ch’or col pensier atro e funesto
mi fa veder la mia spietata sorte.
CLXXX
Egli a torto l’accusa di poca fede.
Certo fate gran torto a la mia fede,
conte, sovra ogni fé candida e pura,
a dir che ’n Francia è piú salda e piú dura
la fé di quelle donne a chi lor crede.
Se, come Amor ch’i pensier dentro vede,
e passa ov’occhio uman non s’assicura,
penetraste anco voi per mia ventura
ove l’imagin vostra altera siede,
voi la vedreste salda come scoglio,
immobilmente appresso del mio core,
e diporreste meco il vostro orgoglio.
Ma voi vedete sol quel ch’appar fuore:
per questo io resto, misera, uno scoglio,
e voi credete poco al mio dolore.