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CLXXI
S’egli la tradisce, a lei resta la memoria del diletto provato.
Voi potete, signor, ben tôrmi voi
con quel cor d’indurato diamante,
e farvi d’altra donna novo amante:
di che cosa non è, che piú m’annoi;
ma non potete giá ritôrmi poi
l’imagin vostra, il vostro almo sembiante,
che giorno e notte mi sta sempre innante,
poi che mi fece Amor de’ servi suoi;
non potete ritôrmi quei desiri,
che m’acceser di voi sí caldamente,
il foco, il pianto, che per gli occhi verso.
Questi mi fien ne’ miei gravi martíri
dolce sostegno, e la memoria ardente
del diletto provato, c’han disperso.
CLXXII
Sopporterá con pazienza ciò che a lui piace.
S’una candida fede, un cor sincero,
una gran riverenza, una infinita
voglia a servir altrui pronta ed ardita,
un servo grato al suo signor mai fêro,
dovrebbe pur, signor, l’affetto vero
e la mia fede esser da voi gradita,
se i vostri onor piú cari che la vita
mi fûr mai sempre, e piú ch’oro ed impero.
Ma poi che mia fortuna mi contende
mercé sí giusta, poi che a sí gran torto
a schivo il servir mio da voi si prende,
ciò ch’a voi piace paziente porto,
sperando pur che Dio, che tutto intende,
vi faccia un dí de la mia fede accorto.