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la derisione, la superbia e le altre passioni sopra descritte e così di fare, per quanto può, il dovere suo con gioia (bene agere et lætari). (Et., IV, 73, scol.).

Bisogna notare che nell’ordinare i nostri pensieri e le nostre rappresentazioni bisogna sempre mirare a quello che vi è in ogni cosa di bene, affine di essere sempre determinati all’agire della gioia. Per es., se alcuno vede di essere troppo attratto dal desiderio di fama, pensi al suo retto uso, al suo giusto fine, ai mezzi con cui deve essere cercata; ma non al suo abuso, alla sua vanità, all’incostanza degli uomini e cose simili, che sono pensieri da ipocondriaci. Infatti sono gli ambiziosi che più si affliggono con tali pensieri, quando disperano di raggiungere gli onori a cui mirano; e mentre vomitano ira, vogliono parere dei saggi. Onde è certo che quelli, i quali più gridano contro l’abuso della fama e la vanità del mondo, sono quelli che della fama sono più cupidi. Nè questo è proprio degli ambiziosi, ma vale per tutti quelli che hanno la fortuna contraria e l’animo debole. Perchè anche l’avaro povero non cessa di parlare del­l’abuso delle ricchezze e dei vizi dei ricchi: col che non fa altro se non affliggersi e mostrare agli altri che non sa sopportare nè la povertà sua, nè le ricchezze degli altri. Così quelli che sono stati respinti dalla donna amata non pensano che all’in­costanza delle donne, alla loro perfidia e agli altri vizi loro così spesso decantati: ma per dimenticarsene subito appena sono tornati in favore dell’amata. Colui pertanto che si studia di temperare le sue passioni e i suoi desiderî pel solo amore della libertà si sforzerà per quanto può di conoscere le virtù e le loro cause e di riempire l’animo di quella gioia che viene dalla conoscenza del vero: e non di meditare sui vizi degli uomini, di flagellarli e di godere d’una falsa forma di libertà. (Et., V, 10, scol.).

Perciò il saggio considererà il male minore, che evita un male maggiore, come un bene: e viceversa il bene minore che ci priva d’un bene maggiore come un male (prop. 65). Egli avrà sempre il pensiero alla vita e non alla morte: perchè anche la morte per il saggio non può essere una reale negazione della vita: per il saggio non vi è la morte, come non vi è il male.