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un bene è anche la convivenza sociale che favorisce il vivere secondo ragione (prop. 38-40).

Quali sono la gioia e la tristezza che convengono a chi mira alla saggezza? La gioia per sè è sempre un bene, come la tristezza è per sè sempre un male (proposizione 41). Specialmente è un bene quella gioia (che Spinoza dice hilaritas), la quale promove tutte le parti dell’essere nostro: mentre può essere un male quando (Spinoza la chiama allora titillatio) si riferisce solo ad una parte dell’essere nostro e può quindi essere un male per le altre parti. E così per contro è sempre un male la tristezza di tutto l’essere nostro (melancholia): può essere un bene la tristezza parziale (dolor), in quanto può essere utile alle altre parti (prop. 42-43). Vero è che la maggior parte delle gioie umane sono delle titillationes e perciò condannabili.

La hilaritas che ho detto essere un bene è più facile a descriversi che ad osservarsi. Perchè le passioni che ci agitano si riferiscono per lo più ad una parte sola del corpo, che è affetta di preferenza alle altre onde le passioni hanno per lo più dell’eccessivo ed arrestano la mente nella considerazione d’una sola cosa, in modo che non può più pensare ad altro: e sebbene gli uomini siano soggetti a molte passioni e rari siano coloro che sono sempre agitati da una passione sola, non mancano tuttavia di quelli che sono ostinatamente travagliati da un’unica passione. Vediamo infatti gli uomini essere talora affetti talmente da un solo oggetto, da credere di averlo sempre presente anche se ciò non è; il che quando avviene all’uomo durante la veglia è detto delirio e pazzia; come sono giudicati pazzi e destano il riso gli innamorati che giorno e notte non fanno che sognare la donna amata. Ma quando l’avaro non pensa ad altro che al guadagno e al denaro e l’ambizioso alla fama, ecc., questo non è chiamato delirio solo perchè questi sogliono essere molesti e son giudicati meritevoli di essere odiati. (Et., IV, 44, scol.).

Ma quando la gioia è vera e sana, essa è per l’uomo un bene: Spinoza condanna l’ascetismo che esalta la sofferenza e odia le gioie della vita.