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80 la dama della regina

Così ella entrò a parlare di sè, della sua infanzia solitaria in un castello della Brettagna. Sua madre era morta giovine ed ella la ricordava appena come un’ombra apparsa in un sogno. Suo padre era sempre a Parigi, alla corte. Fino a dodici anni ella era rimasta in quel cartello con una governante, incaricata d’insegnarle il tedesco e la musica; il cappellano la istruiva nella religione, dandole pure le prime nozioni di lingua e letteratura, s’intende, francese. Ricordava che i giorni più lieti li aveva passati presso la contessa di Saint-Morlain, che la invitava quasi tutte le feste. A dodici anni suo padre l’aveva messa in collegio, dalle monache del Sacro Cuore. E a sedici l’aveva condotta a Parigi e presentata a corte.

— Ero timida — ella diceva con un pallido sorriso. — All’apparire della regina mi sentii svenire. Maria Antonietta fu tanto buona! Pensate, Elena, mi abbracciò e baciò sulle guancie, una regina!.. Oh! come l’ho amata! Sarei morta volentieri per salvarla.

Tacque commossa la dama; ed Elena rispettò per alcuni istanti quella commozione. Poi, la eterna domanda le veniva alle labbra:

— Era molto bella?

Ma la frane se che non comprendeva bene il senso complesso della parola italiana, rispose franca: