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la dama della regina 65

— Oh!.. siamo sempre pochi. I presenti e mia zia Emilia Alvisi con sua figlia Elena.... Ah! eccole appunto. Avrò il piacere di presentarvele.

La vedova Alvisi entrò con la sua solita aria di gran signora provinciale, piccoletta, grassoccia, sfarzosa, ma senza gusto. Elena, invece, più semplice del consueto, in un vestito di mussola bianca senza ornamenti, chiuso fino al collo, con lunghe maniche, una civetteria che velava le sue forme ancora esili e dava risalto alle piccole mani bianche e delicate. Unico sfoggio, i suoi magnifici capelli neri, allacciati negligentemente e cascanti in lunghi riccioli. Non alta, nè appariscente, figuretta svelta, di una grazia fine, dal viso dolce d’un ovale un po’ allungato, con due occhietti vivi pieni d’intelligenza, dei quali era impossibile precisare il colore. Nell’insieme, una di quelle creature che non sono molto ammirate, nè invidiate ed hanno la fortuna di non destare troppe gelosie, pur essendo assai piacenti.

La parigina la squadrò subito e ne intuì il valore; e intuì pure che nessuno degli uomini presenti se ne occupava. L’arrivo di queste due signore allargò la conversazione: il domestico servì loro il caffè. I fatti del giorno, le prepotenze di Buonaparte, le ansie di Venezia, il pas