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la dama della regina 49

«Sarà quello che sarà» mormorava scrollando le spalle, e si proponeva di non pensarci più. In capo a poche ore il pensiero ritornava tenace, assiduo. Dunque l’amava?

Bianca intanto non usciva dalla sua camera, dove soltanto donna Anna Maria e la cameriera avevano il permesso d’entrare.

La povera dama d’onore provata da tanti dolorosi avvenimenti, senza famiglia, senza amici intimi, balestrata da un paese all’altro, da una casa all’altra, aveva i nervi affranti, le forze depresse. L’ultima burrasca l’aveva esaurita. Passava i giorni sdrajata in un seggiolone presso la finestra, gli occhi smarriti in una contemplazione interna. Se prendeva in mano un libro, vi leggeva alcune righe e lo abbandonava svogliata. Se la signora Anna Maria entrava a visitarla, le rispondeva gentilmente ma ben presto lasciava cadere il discorso, o non rispondeva che a monosillabi, assorta in tetre riflessioni.

I soliti visitatori della contessa Castellani avevano preso l’abitudine di parlar sommesso nella grande sala, dove il domestico portava in giro la coccuma in punta di piedi. Non parlavano quasi più di politica: la nobile straniera, l’infelice signora che languiva oppressa da un dolore indimenticabile, là in una di quelle camere a pochi passi da loro, formava il soggetto dei di-