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la dama della regina 211

Madame!» E intanto piangeva sommessamente, qui vicino a me, soffocando i singhiozzi. Io mi sentivo vinta. Era tanto carina, pareva veramente sincera. All’ultimo mi abbracciò, con tanta effusione d’affetto che piansi anch’io e dimenticai tutto il male pensato contro di lei negli ultimi giorni. Poveretta! Dev’essere davvero infelice ella pure, come Ettore... e forse di più.

Mentre la contessa pronunciava le ultime parole, entrò nella sala la mamma di Elena e molte cose dovettero essere ripetute, perchè la signora Alvisi non sapeva capacitarsi che la dama fosse partita a quel modo, e faceva un sacco di domande. Parlarono poi, a lungo, del funerale, di Ettore Almerighi e dei grandi e dolorosi avvenimenti politici.

— Se l’infame Buonaparte non ci avesse venduti all’Austria, io credo che si potrebbe star bene anche con la Repubblica democratica. Vi sono uomini di valore anche in questa «Municipalità provvisoria» e le loro idee non sono tutte cattive. E poi quando il governo è nostro si può sempre introdurvi dei miglioramenti. Lo straniero invece ci metterà il giogo sul collo e bisognerà tacere.

Avvicinandosi l’ora del pranzo, la contessa che provava più che mai quel giorno il bisogno di compagnia e di distrazione, e intuendo pure il