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208 la dama della regina

Dopo il funerale, egli annunciò che partiva per l’Italia. Voleva andare a Roma, a Napoli.

— Sono sicuro che vi sarà da far qualche cosa, laggiù, per l’Italia o per la libertà. Io sono stanco di questa ignavia. Ho bisogno di agire, di combattere, ma non per la gloria del signor Buonaparte.

Aurelio lo guardava tristamente:

— Perchè mi guardi così? Hai paura che faccia qualche follia?..... Non temere: disprezzo il suicidio. Vorrei, sì, una palla in fronte, o nel cuore, ma sul campo di battaglia... chissà! È un bel sogno.

Sorrise vagamente. Poi strinse la mano all’amico Aurelio, a Virgilio de’ Grassi, al buon Annibaie che lagrimava. Baciò la piccola mano di Elena e la pregò di presentare i suoi omaggi, ringraziamenti e saluti alla mamma sua e a donna Anna Maria; gli perdonassero se non andava a salutarle in persona.

— Comprenderanno facilmente il perchè — soggiunse con un triste sorriso...

Questa fu l’unica allusione a Bianca. Accennò poi al servo di avvicinare il cavallo.

— E adesso dove vai per imbarcarti?

— A Porto Rose. Vi è là un brigantino genovese che mi trasporterà in Ancona. Ho mandato Nane Corsi che conosce quel capitano per fissare le condizioni.