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206 | la dama della regina |
— Sicuro, bisogna cambiar la dicitura, lo ho un cartello in tasca. Guarda, per ora si potrebbe appicicarlo sul «Pax tibi Marce evangelista meus. Ti pare?
— Ma sì. Vado a cercare una scala.
Sul cartellino da sovrapporre stava scritto: Diritti dell’uomo e del cittadino.
Il capitano Gori si avvicinò.
— Guai a voi se profanate San Marco!
Intanto l’altro era riescito a trovare una scala e l’appoggiava al muro. Ma la folla dei campagnuoli o dei cittadini ed anche gli schiavoni, che stavano per andarsene, s’accorsero di quell’armeggìo; molte voci gridarono:
— Abbasso! Abbasso!
— Viva San Marco!
Quelli che si erano incamminati verso le loro case si voltarono. La piazza fu nuovamente affollata e rumoreggiante. Tutti volevano avvicinarsi alla podesteria.
Un colpo di fucile fu tirato da mano ignota contro gli assalitori dello stemma. Ma sia che la mira non fosse presa bene o che il capitano Gori si frapponesse improvvisamente, la palla destinata ai rappresentanti della municipalità provvisoria, colpì il povero vecchio alla spalla destra, penetrando nei polmoni.
Un grido straziante si udì e la folla vi rispose con un urlo formidabile. Aurelio ed Elena ac-