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178 la dama della regina

e fuggì dalla sala, fuggì dal palazzo, a capo scoperto, senza mantello, come si trovava. Traversò la piazza, nera, traversò qualche vicolo quasi di corsa, e arrivò al mare, istintivamente.

Muggiva il vento; le onde si innalzavano furibonde e ricadevano scroscianti sulla spiaggia.

Egli si arrestò: tremava tutto: gli battevano i denti come per lebbre e grosse goccie di sudore si diacciavano sulla sua fronte. La collera e la disperazione lo soffocavano. Pianse finalmente, ma con poche lagrime cocenti come bragie: i singhiozzi lo scotevano tutto e rimbombavano nel cavo petto. A poco a poco le lagrime gli innondarono il volto, scorrendo più libere. Si abbandonò su una larga pietra e restò là affranto, disfatto, quasi immemore. Pianse, pianse disperatamente, come piangono i poveri bimbi abbandonati; come piangono i vecchi, ai quali nulla più resta, nè speranze, nè sogni. Lungo fu il pianto... quando sembrava che cessasse, un nuovo sussulto, un nuovo schianto richiamava i singhiozzi e le lagrime affluivano più copiose Allorchè finalmente cessarono, esaurite, egli si guardò intorno stupito. La luna brillava in cielo. Ricordò improvvisamente che la luna sorgeva a mezzanotte o che gli ufficiali dovevano partire a quell’ora. Forse erano già partiti?.. O stavano per partire?.. Sentì qualche rumore: si alzò in piedi: fece pochi passi barcollando.