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la dama della regina 177

rezza, lo riassalirono furiosamente; lo dilaniarono. Tutto quanto aveva sofferto fino a quella sera era nulla: blande carezze erano quei tormenti. Capiva soltanto in quell’ora cosa volesse veramente dire lo strazio di un cuore, la follia della disperazione che può trascinare l’uomo più nobile e generoso all’estrema bassezza. Quando i suoi occhi mortali vedevano Paolo de Saint-Morlain prendere Bianca per mano, cingerle la vita col braccio e trascinarla seco nel vortice della danza, il misero giovane si sentiva ardere e gelare: e se pensava che quei due che giravano così stretti insieme, erano amici fin dall’infanzia, e avevano comune la patria, la favella, gl’ideali, l’odio divampava nel suo cuore... oh! come l’avrebbe strozzato quell’uomo, senza pietà, senza rimorso, nell’impeto cieco della sua fatale passione, se si fosse trovato solo di fronte a lui! Nè diversamente avrebbe agito Paolo di Saint-Morlain. Uccidersi, sbranarsi come i giovani tori che vivono liberi nelle pampas sconfinate, come i leoni nel deserto, non è forse il primo naturale impulso della esasperata gelosia?

Seminascosto nel vano di una finestra, celando agli astanti l’espressione tormentosa de’ suoi lineamenti, Ettore seguiva ogni atto, ogni gesto di Bianca e di Saint-Morlain: i suoi occhi indagatori penetravano nei loro cervelli, nei loro petti;