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dame veneziane, consumava la sua vigorosa gioventù. Cosa poteva fare? Bianca gli aveva confessato d’amarlo; ed egli non poteva dubitare della sincerità di quella confessione. Non era tutto il contegno di lei ancora e sempre una confessione d’amore? I suoi silenzi, i suoi sorrisi, le lagrime mai rattenute, le lettere dolorose che ella gli scriveva, le ripulse, le preghiere, non era tutto ciò un delizioso e forte e straziante linguaggio d’amore? Se non l’avesse amato perchè avrebbe sofferto così?..

Se non l’avesse amato l’avrebbe mandato via bruscamente: doveva esserne ben capace. Una finzione?... A quale scopo?... Per divagarsi dalla immensa noia, come insinuava Aurelio?..

Ah!.. no!.. Quella supposizione appariva eccessivamente meschina al generoso innamorato. Bianca non aveva mentito: lo amava: soffriva al pari di lui. Egli non poteva dubitarne.

Poteva fuggirla, avendo tale certezza? Mostrarsi meno amante, meno eroico di lei?... Ricordava sempre le ultime parole che ella gli aveva dette presso il cancello della villa Castellani: «Non potrei mai, in nessun caso unirmi ad un uomo che pensa come voi... Mio padre mi maledirebbe».

Erano dunque le sue opinioni politiche la causa della comune infelicità?... O la fede eterna