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la dama della regina 7

capo e centellinando il caffè, depose la vuota chicchera e parlò solennemente. No, il dottore non diceva cose degne di buon patriotta, nè di buon cristiano. Venezia non poteva allearsi a dei filibustieri: doveva piuttosto entrare nella lega con l’imperatore e gli altri principi. Il papa e il re di Napoli e la repubblica di Genova, vi dovevano entrare anch’essi e subito, senza tergiversazioni.... e avrebbero risparmiato tante disgrazie e non solo materiali. Ma Venezia si era astenuta per delicatezza verso la Francia per la loro antica amicizia; come se la Francia che uccise il suo re fosse ancora la Francia onesta e leale di un tempo! Venezia si era ingannata, questo il suo unico torto!....

Il prete si dilungava in tali discorsi, con la voce blanda, carezzevole, un po’ nasale. Tutti l’ascoltavano con rispetto per il suo prestigio sacerdotale, a cui pochi osavano ribellarsi apertamente in quelle provincie, e per riguardo a donna Anna Maria.

Un altro signore esclamò:

— Venezia si è disonorata quando per obbedire ai francesi ha espulso da Verona il conte di Provenza, che vi stava così tranquillo celandosi sotto un nome di privato signore.

— Non si doveva mai ospitarlo! mai!.... È stato un errore — ribattè il dottor Apolonio.