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158 la dama della regina

— Des Moulins non mi fa compassione: ha votato la morte del re. Chénier ed altri non meritavano quella fine, ma i veri democratici, i più abbietti e infami uomini, volevano distruggere tutto ciò che la Francia aveva di bello, di grande, per trascinarla nel loro fango.

Ettore si scosse a tali parole. Sapeva bene che la figlia del marchese di Verdier, vedova del cavaliere di Clarance, dama di Maria Antonietta, pensava a quel modo; sapeva tutto da un pezzo; pure in quel momento, chi sa per quale particolare eccitabilità, egli se ne adirò.

Con voce di collera mal contenuta egli proruppe:

— Non dite questo, signora! Non è vero. Non tutti i veri democratici sono quali voi li dipingete. Voi calunniate con le vostre parole troppi uomini onesti e d’alto sentire: calunniate anche la vostra patria.

Severe parole. La voce per altro, aspra in sul principio, s’era addolcita a poco a poco.

Bianca scattò.

— La mia patria?.. Io non ne ho più. La Francia repubblicana non è la mia patria. Io non la riconoscerò fino a che essa non avrà riconosciuto il suo legittimo re.

Ettore non seppe trattenere un significativo movimento di spalle.