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la dama della regina 155

Nella foresta, o nel giardino della villa Almerighi così ricco di fiori e di piante rare, le due coppie passavano i tepidi pomeriggi, leggendo o conversando, intrecciando corone o formando magnifici mazzi con i bellissimi fiori, che il giardino di Almerighi forniva in sì gran copia. Il giorno della vendemmia nella grande possessione dei conti Castellani fu una vera festa; e la sera ballarono. Aurelio ne approfittò per pacificare Ettore col capitano Gori; o meglio per pacificare quest’ultimo, perchè Ettore non era punto in collera: si prestò anzi volentieri a fare i primi passi, chiedendo scusa, al parente attempato, delle parole troppo vivaci sfuggite al suo labbro in un istante d’eccitazione. In tal modo la pace fu fatta anche con Annibaie Rigo e col gran cacciatore: l’arciprete e il podestà, meno offesi avevano già dimenticato.

Nelle altre possessioni si vendemmiò un po’ più tardi, così le feste si prolungarono. Per fortuna, in tutto quel mese, neppure uno sbarco importuno. Il tempo era sempre bello, il mare placido e le navi filavano. I corsari predavano probabilmente in alto mare.

Un giorno d’ottobre, tornando dai suoi campi, Aurelio s’avviava alla grande quercia dove i suoi tre compagni l’attendevano intorno alla tavola di pietra. Approssimandosi sentì la voce di Bianca re-