Pagina:Speraz - la Dama della Regina.pdf/161


la dama della regina 151

Per non soffrire eccessivamente e sopportare la sua sorte, egli si era fatto un programma di vita, appena ritornato da Venezia: non spingere mai il pensiero oltre il domani: godere con tutta l’intensità di cui era capace il piacere dei ritrovi innocenti; essere felice d’uno sguardo, di un sorriso, d’una inflessione di voce più tenera, di una stretta di mano. Così, poco a poco, il suo amore per quella donna, si accrebbe dell’amore, in lui innato, per le cose impossibili: e s’innamorò delle proprie sofferenze: s’innamorò del sogno per il sogno ed aspettò il miracolo dell’amore, il grande miracolo che innalza i cuori e sa tramutare in verità tangibili le più ardite e meravigliose fantasie dello spirito. Poeta, nato per creare, egli creava in sè un uomo nuovo, spiritualmente perfetto, spoglio d’ogni egoismo e sempre più lontano dalla vita comune; non già come il povero viandante che abbagliato da un fallace miraggio va alla rovina, mentre crede di raggiungere la diletta casa; bensì come uno spirito superiore, che, in un istante di suprema tensione, riescisse a staccare dall’involucro di creta gli elementi eterei che lo compongono, senza perdere la coscienza della vita. Terribili sforzi, istanti paurosi, nei quali la ragione pende a un filo sovra un mare di tenebre; ma per coloro che ne sono capaci, sforzi pieni di fascino, istanti di ebbrezza innenarrabile.