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giate, se non aveva troppo da fare, o se non reclamavano la sua compagnia gli altri amici, sua madre e i suoi zii. Il capitano Gori, Virgilio de Grassi e Annibale Rigo, sempre in collera con Ettore Almerighi lo sfuggivano: anche l’arciprete e il podestà, se pure non lo sfuggivano, lo trattavano con freddezza, dopo la famosa scenata. Almerighi invece si divertiva a salutarli con la massima cordialità appena li incontrava, e a metterli in imbarazzo.

Quando Aurelio si univa ai giovani, le soste nella foresta divenivano più brevi; più lunghe le camminate.

Aurelio non poteva stare in ozio e non era più — diceva egli — abbastanza giovine nè ancora vecchio da dedicarsi alle lunghe meditazioni. Se stava nel bosco, gli piaceva leggere, altrimenti voleva camminare: e camminare pei vedere.

Essendo stato molti anni lontano da quelle campagne, e poco smanioso di visitarle durante i periodici ritorni in famiglia, egli vi trovava sempre qualcosa di nuovo, o di dimenticato che risorgeva improvvisamente nel suo spirito con una quantità di particolari della sua infanzia e della prima giovinezza. Là era stato con suo padre un giorno d’autunno: voleva ritornarvi. Gli amici lo seguivano ascoltando con deferenza ciò che egli