Pagina:Speraz - la Dama della Regina.pdf/156

146 la dama della regina

bosco, o nel giardino di Ettore Almerighi assai più ridente.

Bianca era malinconica. Suo padre non le aveva scritto che due volte, ed ella se lo figurava sempre in pericolo, in mezzo alla guerra civile, in Vandea, o in Brettagna. Si diceva vagamente che la Vandea era vinta, che Hoche l’aveva ridotta a sommettersi; ma Bianca conosceva troppo suo padre: «Se non è morto — ella diceva — se non è prigioniero, in qualunque luogo si trovi, egli non pensa che alla contro-rivoluzione e la rianima, o la rinnova con tutte le sue forze».

Elena che era divenuta la sua inseparabile compagna cercava di consolarla con buone parole di speranza e alcune di quelle logiche considerazioni, che noi troviamo tutti assai facilmente per consolare i dolori altrui, mentre le rigettiamo quasi con disprezzo quando si tratta di noi stessi. Ma Elena aveva una dolce voce e le sue parole se non potevano convincere la dolente emigrata, le scendevano al cuore come una carezza. Con essa e con Ettore Almerighi, che si recava tutt’i giorni a casa Castellani, Bianca passava le ore più gradite. Facevano insieme lunghe passeggiate, qualche corsa a cavallo e lunghissime soste nel bosco, sotto le annose magnifiche querce dai poderosi rami, dalle ombrose fronde. Qualche volta anche Aurelio prendeva parte alle passeg-