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4 la dama della regina

vicini. Facevano una passeggiata o, più spesso, una cavalcata per salutare donna Anna Maria, barattare quattro chiacchiere con le persone che sapevano d’incontrare presso di lei e bere una tazza o due di quell’eccellente caffè. Le cose avendo preso quest’abbrivo, la provvigione, che il console aumentava tutti gli anni, non bastava in nessun modo; e dopo sei o sette mesi la contessa scriveva al figliuolo raccomandandogli di rinnovarle al più presto la scorta. Il console rideva e si affrettava a soddisfare il desiderio della sua mamma.

Così pure quel giorno del principio di giugno il salotto di donna Anna Maria era pieno di gente e il caffè, servito in abbondanza, spandeva intorno il suo profumo inebbriante, ignoto a noi che viviamo in quest’epoca di trust e di raffinate invenzioni chimiche. I visitatori lo sorbivano come il solito e come il solito replicavano, ma senza esternare, come in altri giorni, con belle parole la loro soddisfazione tanto gradita alla padrona di casa. Una sorda preoccupazione li rendeva inquieti, distratti. Gravi notizie si sussurravano. Il dottor Marco Apolonio — uomo maturo, ma di spiriti giovanili, vivacissimo e tutto dato alla Francia, alle nuove idee, bramoso di mutamento, infastidito del mondo vecchio — parlava ad alta voce delle ultime battaglie, dei