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la dama della regina 123

vico. Elena restò, coprendosi con uno scialle che sua zia, la contessa, aveva preso fuori da un cassone, tutto odorante di canfora. Poi, ella si collocò vicino al grande canocchiale sempre a posto sul cavalletto. Aurelio si mise accanto a lei; il Gori e il de’ Grassi si appoggiarono al muro di fondo dove sentivano meno la furia delle raffiche. Tutti seguivano ansiosamente il fiero beccheggio della scialuppa, Elena osservava nel medesimo tempo, con rapide occhiate, gli atteggiamenti di Aurelio; e quando la terribile altalena era troppo forte, vedendolo tremare, impallidiva. Gli leggeva nel cuore. Capiva che nella sua coscienza delicata, egli si rimproverava di avere contribuito a trattener l’amico lontano dalla nave. «Quale sarò il suo dolore — ella si diceva — se la disgrazia succede?» E rabbrividiva solo a pensarci.

Vi fu un punto in cui ella credè veramente che la scialuppa fosse persa. Non la discerneva più tanto nero e basso era il cielo: la caligine infittiva di momento in momento.

— Oh!.... io non li vedo più! — sospirò Aurelio. — E tu?... Non li vedi neppure col canocchiale?

Elena non rispose subito.

Il Gori e il Grassi non vedevano più neppure la galera.