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la dama della regina 119

pestilenza, importata da una carovana, si erano trovati in gravi perigli e preoccupazioni. Un giorno Aurelio si credè attaccato dal male e Leonardo non si allontanò da lui neppure un istante. Così i disagi e i pericoli avevano cementata la loro amicizia. La visita inaspettata di tale amico portò una viva gioia nella famiglia. Aurelio volle presentarlo a tutti gli altri amici e improvvisò un banchetto al quale li invitò tutti, deplorando l’assenza di Ettore Almerighi.

Una perfetta cordialità rallegrò il fraterno simposio; e il più schietto buonumore, per quanto passeggero, brillò ancora una volta nelle sale malinconiche.

Il capitano, affidando la nave al suo secondo, gli aveva raccomandato di sparare un colpo a polvere al minimo allarme. In ogni modo però egli voleva ritornare a bordo col calar del sole. Rapide scorrevano l’ore nella lieta compagnia; tra gli amici e le signore era una gara nel festeggiare l’ospite. Esauriti i ricordi del passato, la conversazione cadde naturalmente sull’eterno soggetto, sulla preoccupazione più intensa dei loro animi, su Venezia, su i destini della loro povera provincia. E chi pensò più alle ore che fuggivano? Lo stesso capitano così ligio al dovere, ebbe un istante d’oblio parlando dei fatti di Bergamo, della sollevazione dei contadini. D’un