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la dama della regina 117

capitale, della «Dominante», vale a dire di loro stessi, delle loro case, dei loro denari. Egoisti e pieni di fuffa.

Il podestà, nobile Alessandri, che al pari del fratello di donna Anna Maria soffriva atrocemente di quegli attacchi, trovava ancora un appiglio alla difesa: non era vero, che pensassero solo alla «Dominante» alla loro vita, ai loro soldi: la flottiglia che girava per l’Adriatico era pure incaricata di difendere le coste istriane. Cosa potevano fare di più?

— Sì — ripicchiava il Furegoni. — Sì; ma intanto ci portano via i giovani più robusti e ci mettono una nuova tassa per far fronte alle spese degli armamenti!

Dopo lungo silenzio, interveniva il conte Aurelio:

— Non siate così severi con la povera Repubblica: pensate come saremo tutti tristi quando non ci sarà più.

Queste parole li trafiggevano. Oh! no per amor di Dio! no, non facesse di quelle profezie! Non esserci più la Repubblica?!..

Ma no, no, non era possibile!

E rimanevano senza fiato e sentivano un gelo nella schiena.

Lettere private e qualche articolo di giornale li rianimavano: una speranza sorgeva. Un amico