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la dama della regina 103

sottili mussoline dei loro graziosi vestiti, con le abili mani abituate al lavoro. E a sera, appena tramontato il sole, nel lungo crepuscolo di giugno, chissà come battevano i loro cuori varcando la soglia della podesteria, sfarzosamente illuminata... con lucerne ad olio e candele di cera! Chissà come tremavano nel sentirsi afferrare dal braccio possente di quegli ufficiali francesi, di quei figli della rivoluzione, la cui fama gloriosa e terribile aveva empito il mondo. E chissà quanti sogni, quante illusioni, e quale fioritura d’amori sbocciati al soffio ardente di una parola sussurrata tra i rivolgimenti di una contradanza! Poveri amori destinati a morire appena nati, non lasciando che un tenue ricordo, un languido profumo, come quei fiori appassiti che certe anime delicate conservano nei libri di devozione.

Erano belle e giovani le fanciulle e le spose che ballavano quella sera con gli ufficiali repubblicani nelle vecchie sale della podesteria; eppure non tutti gli ufficiali se ne accontentavano. Paul de Saint-Morlain aspettò lungamente l’arrivo della dama bionda nella quale gli era sembrato di riconoscere la sua amica d’infanzia, la figliola del marchese di Verdier. Avanzando l’ora e perdendo poco a poco ogni speranza egli si ritirò nella sala da giuoco, e restò li a sognare