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a Pavia. Costui aveva il bernoccolo della letteratura: scriveva certi versi che egli battezzava barbari ed erano bestiali; e li faceva stampare a spese proprie in eleganti opuscoletti.

Vestiva secondo l’ultimo figurino, professandosi conservatore ultra e nemico delle donne — non però delle femmine. Il Pagliardi si divertiva qualche volta a discutere col giovinotto per il gusto di spingerlo agli estremi.

Vedendo i due visitatori, Antonietta disse rapidamente all’amica:

— Due piaghe. Ma devi averli già visti.

Il pittore, che non poteva reggersi in piedi, si era sdraiato in una poltrona vicino alla signora Ersilia.

La cameriera portò dell’altro caffè e dei liquori. Si parlottava qua e là interrottamente.

Qualcuno nominò un certo Lori, nobile e ricco, che aveva sposato quello stesso giorno una ballerina. L’avvocato Pagliardi afferrò l’argomento gridando:

— Un’infamia! Non avrei mai creduto che un gentiluomo come il Lori potesse avvilirsi così per una femmina.

La signora Ersilia osservò che quella femmina, oltre ad essere molto bella, era anche onesta.

Suo marito le troncò la parola.

— L’onestà di certe donne è una truffa! La merce deve rispondere all’insegna. Ma