Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 82 — |
evidente che tutt’e due recitavano. Quando le si accostò il fratello, gli occhi della vecchietta brillarono, e con una voce non più sdolcinata nè falsa s’informò della salute di lui e parlò dei propri acciacchi un po’ sorridendo, quasi con una certa superiorità.
Maria notò che l’avvocato s’interessava vivamente a tutto ciò che la sorella gli raccontava, e smetteva con lei quel tono sarcastico che gli faceva tanti nemici.
L’Ersilia, pure andando avanti e indietro, impartendo ordini al cuoco e alla cameriera, volgeva di tratto in tratto una fiera occhiata al marito, e s’allontanava alzando le spalle con disprezzo.
— Vieni a vedere i miei giacinti — disse Antonietta a Maria, e prendendola a braccetto la condusse nella veranda.
— Sono sempre allo stesso punto questi tre disgraziati? — domandò la Clementi con una occhiata significativa.
— Sempre. Quando la signora Rosalia viene a colazione è una croce; quando noi andiamo a pranzo da lei è peggio ancora.
— L’Ersilia mi pare molto infelice.
— Non credere... Cioè... non dico che sia felice; ma, infine, sono tutte sofferenze di cervello; il cuore non vi ha alcuna parte. Il meglio dei tre è ancora l’avvocato nonostante la sua ironia, i suoi sarcasmi e l’amore al denaro, non ec-