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I.
Un mucchio di curiosi e non pochi conoscenti, venuti là per rendere gli ultimi onori alla defunta signora Olimpia Valmeroni, aspettavano davanti al portone, intorno al carro funebre.
Sotto l’atrio si vedevano alcune corone di fiori freschi con i nomi dei donatori ricamati su i larghi nastri. La morta era ancora in casa, nel bell’appartamento del primo piano dove abitava tutta la famiglia Valmeroni. I parenti e gli amici più intimi erano saliti.
Là nell’elegante salotto, circondate da un’altra mezza dozzina di corone, sedevano dieci o quindici persone discorrendo tranquillamente dell’età della morta: novantotto anni — delle sue qualità, della sua vita, del suo spirito e del vuoto che lasciava in quella casa nonostante la grave età.
Una ragazza giovanissima, ma lunga, ossuta, male infagottata in un vecchio abito nero tirato