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caro al Valmeroni, che vi si fermò dinanzi più lungamente. Si ricordava di avere assistito, da giovane, a una lunga disputa tra suo padre e un pittore poco persuaso che quel dipinto fosse veramente del Bassano; e siccome suo padre aveva mostrato in quella occasione un profondo turbamento, egli ne soffriva ancora. Un’altra tela discussa era un bel bozzettone di uno dei Caracci. Lo stesso pittore critico che metteva in dubbio il Bassano aveva finito col riconoscere l’autenticità del bozzetto. Un ritratto d’uomo a mezza figura, del Prete genovese, aveva un giorno innamorato un forestiero che l’avrebbe pagato caro se Leonardo sapeva fare; ma egli non era riuscito che a disgustare quell’amatore.

Tra le cose più sicuramente autentiche e di importanza figurava un grande studio del Correggio: la testa colossale della Madonna che si vede nella cupola della cattedrale di Parma. Questo studio colossale rappresentava una forte somma. Leonardo ne era entusiasta e trovava ingiusto che il ministro dell’istruzione pubblica non lo acquistasse per conto dello Stato.

Venivano poi: un gran quadro del Subleyras, un martirio di non so qual santo; una tela del Malosso: un San Michele alla porta del paradiso; un San Giorgio nell’atto di uccidere il drago; una vergine del Luini o di un suo allievo; una buona tela del Ferramola con molte figure; un cartone del Diotti, rappresentante