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non perdere la casa e per ridurre al silenzio i più volgari creditori: un macellaio, un droghiere!

Come si era ridotto in quello stato? Per colpa di chi?... L’avevano derubato?...

Non poteva accusare nessuno; eppure si sentiva innocente.

Aveva speso sempre così poco per sè!... Quei pochi tentativi artistici e industriali, fatti sempre con lo scopo di aiutare la famiglia, che cosa gli costavano poi? Quindici o ventimila lire, divise sopra venticinque anni... Che cos’era alla fine? poco più di sei o settecento lire l’anno. Una miseria. I possidenti suoi pari spendevano ben altro in cavalli, donne, viaggi ed altri divertimenti, a cui egli non pensava neppure. La stessa Elisa, che lo rimproverava tante volte, non aveva speso di più in cappellini, in fronzoli, in gioielli, in abiti da ballo? Egli aveva fatto tutto per aiutare la famiglia, studiando, lavorando, logorandosi in ricerche; vestendosi così alla buona da parere quasi un povero vicino a sua moglie.

Che colpa ne aveva lui, se i suoi sforzi l’avevano deluso, se i suoi lavori non avevano la fortuna che meritavano? Il fucile inventato e fabbricato da lui era una meraviglia, lo dicevano tutti. Il generale Lamarmora, che aveva voluto vederlo, ne era ammiratissimo. E che promesse gli avevano fatte al ministero! Lo poteva dire anche Faustino Belli.