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l’offrir loro la possibilità di riconoscersi e l’occasione di manifestarsi.
Un giorno egli chiese a Maria:
— Quando farete la vostra conferenza sulle poetesse?
— Mi preparo. Poi ne voglio fare una sulle romanziere inconsapevoli, tormentate dal bisogno d’inventare: trascinate a mentire da una esuberanza morbosa di fantasia. Ne ho qualcuna tra le mie scolarine.
— Brava!... Ah! se voi poteste indurre Antonietta a far qualche cosa!
Maria sospirò. Le pareva una cosa troppo difficile.
— È sempre fissa nell’idea di morire — mormorò rabbrividendo.
— Lo so. E tuttavia non bisogna disperare. L’altro giorno le parlai di un libro per il popolo, semplice e istruttivo: „Dovreste scriverlo voi — le dicevo. — Io lo farei pubblicare a migliaia di esemplari. Bisogna lavorare, soggiunsi per trascinarla a seguire il mio pensiero: lavorare per impiegare le nostre forze, per vivere completamente e compiere in noi stessi tutta l’evoluzione di cui siamo capaci; nel medesimo tempo bisogna che il nostro lavoro sia tale da aiutare i derelitti, i negletti, le vittime dell’ignoranza a uscire dalle tenebre in cui brancolano, a camminare con noi verso la stessa meta“. Ebbene, Maria, io vidi i suoi occhi sfa-