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ogni ostacolo e il modo di vincerlo o di scansarlo. E il suo lavoro audace, condotto con tanta pertinacia, era annientato da una ostinazione, di fanciulla: da un sentimento incomprensibile per lui, o da un orgoglio, che egli giudicava sciocchezza e capriccio. Non poteva rassegnarsi.
In agosto, esasperato dall’ostinato silenzio di Maria, le scrisse che voleva parlarle, chiedendole, quasi imponendole, un abboccamento.
Ella gli rispose allora, poche righe fredde, mantenendo il rifiuto, dichiarando inutile il colloquio. „Qualunque cosa ella mi avesse a dire, io non cambierò. Non nutro per lei i sentiti menti necessari alla felicità di un matrimonio: ogni insistenza sarebbe vana.“
Egli arse di collera. Dunque persisteva quella capricciosa? Dunque non voleva capire. Era troppo.
Incapace di assistere neghittoso alla propria rovina, pensando che se lasciava trascorrere quelle ultime settimane, ogni sforzo sarebbe poi stato inutile, volle fare ancora un tentativo.
Uno di quei giorni, dopo la partenza di Lucia Gerletti, la Bergamini pregò Maria d’insegnarle il punto di una certa trina ad ago a cui ella stava lavorando per il corredo di Angelica.
— Ma venga su — le disse. — Da loro c’è sempre troppa gente adesso, e tutti parlano; non si capisce nulla.