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VII.
Faustino Belli non aveva mai cessato di scrivere a Maria dopo il loro ultimo colloquio, sebbene ella non gli rispondesse. Le sue lettere erano lunghe, appassionate, suggestive. Da quelle frasi concitate traspariva a volte una vera angoscia, una disperazione che egli non sapeva più nascondere. Pareva uno che ha giuocato la sua ultima carta, e se perde, perde tutto. Certo quella combinazione così abilmente preparata, quella combinazione che doveva dargli in un colpo solo l’agiatezza e la felicità, doveva costargli lunghe meditazioni e fatiche, agitazioni ed anche qualche sacrifizio di denaro. Se non riesciva, chi sa quando mai gli si presenterebbe un’occasione simile. Ogni rinvio è pericoloso quando la giornata volge a sera.
Una battaglia perduta a trent’anni può darci nuove forze e ammaestramenti che facilitano la rivincita; ma a quarantacinque è più probabile che sia il principio della disfatta. Dove trovare l’energia, il vigore e le circostanze favorevoli per rifarsi da capo? Egli aveva preparato così bene il suo giuoco, prevedendo di lunga mano