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quando lo seppe. — Vuol farmelo impazzire perchè la sposi. E lui è capace di cascarvi.
A parare il colpo egli pensò di far viaggiare Luciano. Ma Luciano non partì, e se non osava entrare dai Valmeroni, Angelica lo trovava dalla Bergamini, dagli Ermondi e lo incontrava per le scale. Se si chiudeva in casa, non poteva affacciarsi alla finestra senza vederlo passeggiare in via Monforte, o sulla terrazza del fotografo che dominava tutte le finestre verso corte.
Insomma, egli era sempre là: stregato! — come diceva il dottore. Il quale poi se la prendeva con tutti i Valmeroni, e diradava le sue visite, o stava lì immusonito. E cotali atteggiamenti di padre severo stonavano comicamente con le sue guance imbellettate, i capelli e i baffi ritinti fino al delirio, col fiore all’occhiello e la incorreggibile posa di vecchio donnaiolo.
Una mattina, Luciano Monti trovò Angelica sulla scala mentre saliva con la piccola Erminia, e la obbligò a fermarsi, sbarrandole il passo.
— Come siete bella! Ma perchè tanto cattiva con me?
La fanciulla, che era quel giorno più irritata del solito, gli rispose bruscamente, fissandolo coi suoi occhi raggianti di giovinezza:
— Finisca di seccarmi. Se la vedessi morire ai miei piedi non le crederei e non mi commuoverci. Stupisco che non si vergogni di fare queste figure, dopo che l’ho messo alla porta.