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III.

Venne la settimana grassa; le feste da ballo, le veglie danzanti, i ballonzoli di famiglia, che già fiorivano fin dal principio della stagione, divennero ancora più numerosi e brillanti, quantunque per le strade il carnevale facesse poco chiasso. Gli inviti fioccavano in casa Valmeroni; e l’Eugenia fremeva di rabbia vedendoli inesorabilmente respinti.

— Siamo in lutto — diceva il capo della famiglia — lutto grave e recentissimo.

Angelica, sapendo già che l’avrebbero lasciata a casa in tutti i modi, col pretesto che era troppo giovane, godeva del malumore di sua sorella. Maria, sinceramente afflitta per la morte della sua prozia, ascoltava con molta pazienza gli sfoghi delle due antagoniste. Antonietta scriveva da Pavia, dove era ritornata da alcuni giorni, che i suoi zii la conducevano qualche volta a teatro e quasi tutte le sere in società, dove ella doveva sonare il piano e cantare, e dove molte altre persone cantavano e sonavano anche senza voce e senza abilità.