Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 386 — |
Maria ascoltava in silenzio le affettuose parole; non piangeva più, ma profondi sospiri le gonfiavano il petto.
— Ti ho rattristata, Antonietta: ho rievocate le crudeli immagini che ti torturano... perdonami... Di fronte alla tua sventura il mio dolore sparisce, è vero. Ma tu sai che le nostre sofferenze non dipendono tanto dalla grandezza del male in sè, quanto dalla impressione nostra, dallo stato del nostro animo.
— Lo so, cara, c comprendo il tuo stato; ma non voglio che tu ti abbandoni alla disperazione; voglio che tu sii forte come sei virtuosa. Ora, senti: il destino ti offre una terribile distrazione: la nostra famiglia è colpita da una nuova sventura.
Maria ebbe un sobbalzo.
— Che dici?
— Mentre tu eri di là, ho ricevuto una lettera da mio zio Amilcare, con due notizie che faranno versare molte lagrime in questa casa: Augusto Klein è fallito e il giorno stesso del fallimento Eugenia è scappata con uno scultore ungherese.
— Scappata Eugenia, che pareva tanto contenta, tanto orgogliosa?... Fallito Augusto Klein?... Tuo padre, dunque, è rovinato!... Ah!... la miseria... Ed io perdo le trecentomila lire che mio padre mi aveva destinate!... Sentivo bene io che avevo ragione di disperarmi. Non la ve-