nate. Io vi amo, come nessun giovane della vostra età vi saprà amare. Ah! voi scrollate il capo, pensando che non vi amo perchè, povera, non avrei cercato di farvi mia. Ma questa è la
prova massima, dal momento che io non ho nulla!... Purtroppo, mia cara, i miei risparmi non arrivano a un centinaio di mila franchi: una miseria. Uniti ai trecentomila di vostro padre formeranno un discreto patrimonio, che io saprò ingrandire. Fra quattro o cinque anni saremo ricchi, ve lo prometto. Avremo fin d’ora un nido che sarà un incanto. Abiteremo a Roma, la più bella città del mondo; voi entrerete con me nella più alta società e brillerete, bellissima fra le più belle. Io vi adorerò sempre, come una dea, non penserò che alla vostra felicità... Credete che un uomo il quale vi sposasse per condannarvi a cuocergli il pranzo e a rammendargli i calzoni potrebbe darvi una felicità simile? Se lo credete, disingannatevi. Per quanto buono e generoso, egli arriverà fatalmente a trattarvi come una schiava, a considerarvi inferiore a lui. È fatale. Per potervi amare altamente, per darvi la felicità di cui siete degna, vi ho voluta ricca. E posso dire „vi ho voluta“, perchè senza il mio intervento, senza la mia insistenza, senza la mia sicurezza che vi avrei sposata, vostro padre, che ha sempre avuto una grande amicizia per me e non poteva sopportare i Valmeroni, non vi avrebbe lasciato un soldo. Tanto è