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Allora il cavaliere prese un’altra strada. Con eloquenza, con tenerezza, egli narrò a quella fanciulla ribelle la morte e gli strazi del padre suo. Fece una pittura vivace del giovine appassionato che per ragioni di famiglia aveva sposato a vent’anni una donna maggiore di lui. Lo scusò quindi dell’infedeltà verso la moglie e di avere abbandonata poi la sua amante e la sua bambina, trovandosi nell’ingranaggio di due famiglie e non avendo allora mezzi sufficienti per provvedere ad entrambe.
Descrisse poi con parole commoventi la morte e i rimorsi di quell’uomo, di quel padre che portava sempre nel cuore il ricordo della donna amata e della figlia che un destino nemico gli impediva di tenere presso di sè.
— Se sapeste, Maria, come vi amava, come baciava il vostro ritratto?
— Il mio ritratto!
— Sì, glielo portai io. Se aveste sentito come mi ringraziava. Oh, Cantelli era tutt’altro che un cattivo uomo. Egli aveva cuore e se ha commesso qualche errore nella sua vita, chi non ne commette? Egli almeno ha riparato ai suoi torti meglio che ha potuto.
— Verso mia madre? Verso di me? In qual modo?
— Verso vostra madre no, non gli fu possibile; verso di voi, sì.
— Disponendo di me a suo piacere.