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dov’egli era sempre bene accolto, dove la fanciulla lo colmava delle più delicate attenzioni, era diventata per lui a poco a poco un prezioso rifugio. Leggeva, scriveva qualche breve componimento poetico, non privo di merito, nel quale esalava la sua pena; e comunicava quegli squarci alla sua figliuola, sempre pronta a commuoversi, a sorridergli e ad incoraggiarlo. Nella sua camera, Antonietta aveva anche il pianoforte, che Amilcare Pagliardi le aveva spedito da Pavia. Era uno strumento eccellente, un dono che la sua buona zia Ersilia le aveva fatto alcuni anni addietro; ed ella aveva pianto di tenerezza il giorno in cui l’aveva visto entrare in casa sua a Milano. Dunque i suoi zii si rassegnavano alla sua lontananza? Non volevano pensare a lei, ma volevano obbligarla a ricordarsi di loro, dell’ affetto che le portavano?
Leonardo sonava qualche volta con piacere quel piano dalla voce vellutata, tanto superiore al vecchio strumento che ornava il salotto della famiglia.
Faustino Belli veniva di rado a trovare l’amico, sebbene questi gli facesse sempre le stesse accoglienze. Da qualche tempo il cavaliere aveva molto da fare alla capitale. Una eccellenza di fresca data l’aveva preso per suo segretario particolare. Quando Maria seppe della nuova carica del suo pretendente se ne rallegrò pen-