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Leonardo, vedendo arrivar gente, si era ritirato nella sua camera, dove Riccardo andò a raggiungerlo.
— Cosa fai qui solo? Vieni di là.
— Oh Riccardo, non posso veder nessuno. Mi ha fatto tanta pena di trovarmi all’Agnello in mezzo alla gente. Tuo zio è un benedetto uomo. Se n’ha a male di tutto. Se n’ebbe a male perchè ero con Faustino e ci volle tutti con sè nella sala grande.
«Ho sofferto tanto. Loro volevano distrarmi... Ora ho bisogno di piangere, di stare solo. Lasciami sfogare. Loro non vogliono vedermi piangere; mi tocca forzarmi e mi par di morire. Sono tanto infelice».
Faceva pietà a vederlo così accasciato. La camera dove si trovavano era grande ed ariosa e dava sopra un giardino appartenente ad un’altra casa. Era stata una volta la stanza di lavoro di Leonardo, ma dopo la nascita dell’ultima bambina, la signora Elisa avendo avuto una lunga malattia, egli vi dormiva pure, esiliato dalla camera matrimoniale.
Sua moglie pareva contenta di aver riconquistata la propria libertà, ed egli si rassegnava. In compenso poteva leggere tardi la notte, come gli piaceva tanto; e passare la mattina in un ambiente tranquillo e ordinato, mentre la camera matrimoniale era sempre ingombra di abiti e messa sossopra dai bambini. Tuttavia,